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Tutti gli Android phone sono infatti dotati di schermo touchscreen e tale omologaazione in fatto di interfaccia utente potrebbe risultare un limite agli occhi di consumatori sempre più alla ricerca di oggetti tecnologici "esclusivi". Non a caso alcuni modelli sono dotati di tasteria Qwerty a scorrimento per facilitare la scrittura di brevi testi mentre altri sfoggiano processori con prestazioni superiori alla media (da 800 MHz) e schermi a tecnologia Amoled (è il caso del Samsung Moment) per avere colori e immagini più brillanti e definite. La vera differenza rischiano quindi di farla, come del resto si dice da tempo, le applicazioni; chi meglio e più velocemente confeziona per i propri utenti programmi di grande utilità e appeal – dai servizi di geotagging a quelli di social network – può avere dei sensibili vantaggi. I produttori che sposeranno la causa Android, in tal senso, possono sin d'ora contare sul fatto che nel negozio allestito da Google (l'Android Market) vi sono oltre 10mila applicazioni scritte appositamente per il sistema operativo open source della casa californiana. Resta da capire se tutte potranno "girare" su qualsiasi terminale, dando di conseguenza un forte impulso alla diffusione della piattaforma, o se vi saranno specifici limiti a livello di compatibilità hardware da prodotto a prodotto. Se così fosse, Android rischierebbe di essere "solo" un'ulteriore scelta in un panorama di suo già fin troppo eterogeneo in fatto di sistemi operativi.